venerdì 28 dicembre 2012

...Civilization...



Juba…

La prima volta che sono arrivata qui mi è sembrato un posto squallido e poco attraenteadesso mi pare di essere a Manhattan! Traffico, insegne luminose, ristoranti, case a 3 piani, cantieri aperti, è una città, e a me dopo 3 mesi di confino appare bellissima…

Ieri ho lasciato B di corsa, come sempre e come tutti, dopo aver fatto le ultime riunioni e sistemato le ultime cose. Alla air strip [non c’è un aeroporto, c’è soltanto un recinto e una striscia di terra rossa, punto] c’erano anche i nostri amici francesi, che si sono presi qualche giorno di vacanza per capodanno, quindi non ho dovuto aspettare da sola sotto il sole.  
Il viaggio è stato fighissimo, un’altra di quelle sorprese inaspettate che questo posto può offire! L’aereo era un minuscolo Cessna da 10 posti, il più piccolo su cui abbia mai volato, sembrava di essere in una macchina: bassissimo da non starci in piedi dentro, stretto, con l’elica davanti…




Mi hanno fatto sedere in prima fila, stavo praticamente in braccio al pilota, e quindi mi sono goduta tutto il decollo e l’atterraggio come se stessi pilotando io, e poi i finestrini erano così grandi, proprio come in macchina, che il paesaggio sotto di noi sembrava vicinissimo…gli alberi, il fiume con tutte le sue diramazioni, le capanne…fighissimo,davvero!


 


Arrivata in ufficio a Juba è stato come tornare a casa, non so, è stato strano e molto piacevole…ero a mille, felicissima già del fatto di essere qui, di sapere che fra 2 giorni sarò a casa, che in questi due giorni potrò mangiare frutta, frittate, pizza e tutto il resto…
E poi rivedere tutti gli altri…il capo missione, le ragazze dell’amministrazione, il logista…alla fine, anche se non abbiamo lavorato insieme e siamo stati sempre lontani [tranne quando qualcuno di loro è passato da B per un paio di giorni] sento che si è creato un legame anche con loro, che il fatto di essere qui, condividere i problemi e le difficoltà, sapere che siamo tutti sulla stessa barca alla deriva, ci ha uniti almeno per un attimo e ci ha fatti diventare una grande famiglia…siamo una quarantina di espatriati in tutto il Sud Sudan, quindi tantissimi, ma anche abbastanza pochi da aver incrociato almeno la metà di loro almeno una volta e aver sentito storie su tutti gli altri, da aver condiviso qualche racconto, qualche sfogo, qualche risata, e da sapere che ognuno di noi in un modo o nell’altro ha passato le stesse cose e capisce quello che hai vissuto anche tu meglio di chiunque altro.

Insomma, adesso mi aspettano gli ultimi due giorni e poi casa…non so, mi sta prendendo un po’ la malinconia, dopotutto…

Un abbraccio!

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